sabato 25 gennaio 2014

CI FACCIAMO UN “FARTLEK”?

Raccontino illustrato senza pretese, tanto per correre un po’ in compagnia – basta la salute…
di Paolo Coppari



Copio e incollo da uno dei siti dedicati al running:

“Il Fartlek è uno dei tanti mezzi di allenamento che vengono utilizzati per migliorare la cilindrata del motore. E’ un allenamento di origine svedese che prevedeva nella versione originale di correre a sensazione soprattutto su percorsi ondulati e sterrati”.

 Naturalmente non è la sola definizione di “fartlek”, ma per lo scopo di questo raccontino ci accontenteremo di questa, OK?
Il percorso che vi voglio mostrare è proprio quello del mio fartlek preferito.
In genere lo faccio da solo, ma se dopo aver visto e letto quanto sto per mostrarvi a qualcuno verrà voglia di farmi compagnia, sarà il benvenuto!

Si tratta di un percorso di 12 km, misto asfalto e sterrato, con tratti di cross-country su terreno abbastanza irregolare ma nel complesso scorrevole e privo di buche o avvallamenti pericolosi.
Il tempo medio di percorrenza può essere calcolato tra l’1:00’ e l’1:15’, a seconda di come lo si affronta, ma anche delle condizioni del fondo (a seguito di abbondanti piogge la presenza di fango e pozzanghere può rallentare notevolmente l’andatura…).
Ma - cosa più importante di tutte – si tratta di un percorso piacevole, tra boschi e prati verdi, di quelli che mentre corri ti guardi intorno e ti rilassi contemplando lo spettacolo dei paesaggi circostanti. Di quelli che ti invitano a rallentare per respirare a pieni polmoni l’aria fresca e profumata in cui sei immerso, e  gustare appieno i silenzi e le atmosfere magiche di una natura ancora incontaminata.

Allora, che ne dite? Andiamo, venite con me?

 Si parte da qui. Si chiama “Via delle Fortezze”. E’ una stradina parallela alla Via Cassia che attraversa l’abitato di Cura di Vetralla (circa 200 metri in linea d’aria), ma è già quasi aperta campagna. Il fondo è piatto e completamente asfaltato. Su entrambi i lati è fiancheggiata da qualche abitazione, ma soprattutto da pollai e recinti vari per animali da cortile.
 
 
La si percorre per circa 300 metri fino alla congiunzione con la “Via del Fosso Grande”, più ampia e scorrevole, che si snoda da Cura in direzione di Blera/Barbarano Romano. In cima a questa salita c’è un semaforo che regola l’incrocio con “Via Corneto”. E’ una zona abbastanza abitata, quindi qui è possibile imbattersi in qualche automobilista di passaggio…
 
 
Superato l’incrocio con Via Corneto ci attende una discesa di circa 200 metri, che ci serve per prendere una bella rincorsa in vista della salitella successiva che ci porterà al limite del 1° km
 


Ed eccolo finalmente, il Km 1! Non ci si può sbagliare, il riferimento è costituito dalla presenza di questa fontanella, a sinistra nella foto.
La strada è ancora ben asfaltata, il fondo liscio e levigato e la conformazione ondulata del percorso è perfetta per “scaldare” il motore in vista dei più impegnativi km che ci attendono!

 
Proseguiamo diritti in direzione del bosco de “Le Valli”, che nella foto successiva si intravede sullo sfondo. Qui siamo veramente in aperta campagna, ma il fondo è ancora asfaltato e in discrete condizioni.
 
 
Ancora siamo in fase di riscaldamento, quindi ci possiamo tranquillamente permettere qualche “distrazione”,  per guardarci un po’ intorno.  Non è raro imbattersi in simpatici quadretti “bucolici”, come questo…  Il cavallo sembra guardarmi perplesso, quasi a chiedersi: “Ma questo qui con due zampe sole vuole farmi concorrenza?”.
 
 
Entriamo nel bosco de “Le Valli”. Il paesaggio è invernale, le foglie sono quasi tutte cadute e gli alberi spogli, ma anche per questo ha un suo fascino. Qui volendo si può piegare a destra ed entrare nel bosco, dove ci sono sentieri ben segnati e per tutti gusti. Il più agevole porta in 3/4 minuti alla suggestiva chiesetta della “Madonna della Folgore” (per chi vuole saperne di più: http://www.latuscia.com/it_tuscia_188_vetralla_chiesa-della-madonna-della-folgore.php).
In fondo alla strada, usciti dal bosco, saremo al km 2.
 
 
Siamo quasi fuori dal bosco. Proseguendo diritti si va in direzione di Blera/Villa S. Giovanni in Tuscia (o di Vico Matrino/Barbarano Romano, c’è un altro bivio più avanti). Ma quella è la strada che percorreremo tornando. Adesso invece prendiamo a sinistra, per imboccare un sentiero che corre parallelo al limitare del bosco.
 
 
Fondo piatto e scorrevole, il bosco a sinistra, a destra aperta campagna. Aria pura nei polmoni, nelle narici i profumi di una natura incontaminata. Qui ogni tanto mi piace divertirmi a fare un po’ di ripetute o di “interval training”. Avevo anche misurato per bene le distanze e tracciato dei segni per terra con la vernice, poi la pioggia ha “lavato” via tutto (ma non fa niente, perché ormai mi ricordo tutto a memoria, questi percorsi non hanno più segreti per me!...).  
Si va verso il limite del km 3.
 
 
Km 3. Anche qui non ci si può sbagliare, perché proprio in questo punto termina il manto asfaltato e comincia lo sterrato. Continuiamo a correre fiancheggiando il bosco. Nel silenzio e nella pace più totali, accompagnati soltanto dallo stormire delle fronde e dal volo degli uccelli. Meravigliosa sensazione di libertà!...
 
 
Ma cos’è questo rumore improvviso? Ah, quasi dimenticavo… Siamo vicini alla linea ferroviaria FR3 Viterbo-Roma, e ogni tanto capita di veder passare un treno. Vengono in mente quei versi: “Ansimando fuggia la vaporiera…”. I polledri li abbiamo visti prima. Mancherebbe solo l’asin bigio, e il contesto potrebbe essere molto simile a quello delle ultime strofe di quella bellissima e struggente poesia che a scuola tutti abbiamo imparato a memoria…
 
 
Questo è un punto un po’… “critico”. Siamo all’indomani della cosiddetta “tempesta di Natale” (ricordate?) e di acqua ne ha buttata giù tanta. Bisogna fare un po’ di attenzione a fango e pozzanghere. Il problema - come chi corre ben sa - non è tanto quello di sporcarsi le scarpe, quanto quello del pericolo di scivolare o, peggio, di cadere. Occhio, quindi. Rallentiamo, e facciamo un po’ di… “slalom”!
 
 
Proseguiamo. Ci stiamo avvicinando al 4° km. Fondo sterrato un po’ lento (e fangoso…), ma questo è un punto esposto al sole e si asciuga in fretta. Leggera pendenza a salire, niente di che, ma tra poco arriveranno le “asperità” vere!...
 
 
Una sbarra e un cartello ci informano che stiamo entrando in una proprietà privata. Nessun problema. Si passa sotto e si prosegue. Ai pedoni il transito è consentito…
A volte qui si possono incontrare dei contadini al lavoro. Tempo fa ne incontro uno, ci salutiamo, e mi fa: “Qui non c’è pericolo di essere urtati dalle carrozze, vero?”.
 
 
4° km!  Da qui in poi si fa sul serio. Questa è una salita vera, breve (circa 200 m) pendenza intorno al 15-18%, sentiero disagevole, stretto in alcuni punti, con sbalzi di dislivello piuttosto “duri”, qualche buca e avvallamenti provocati soprattutto dalle piogge.
 
 
Valeva la pena di arrivare fin quassù, no? Guardate che meraviglia questo sentiero che si snoda in mezzo al bosco, completamente ricoperto di foglie. Attenzione a dove si mettono i piedi, però. Le foglie a volte nascondono “trappole” insidiose!...
 
 
In questo punto il sentiero vero e proprio finisce, e ci si addentra in una zona di campi coltivati a noccioleto, praticamente a perdita d’occhio. Ci manteniamo sul margine esterno del campo e proseguiamo.
 
 
Una salitella per scollinare e siamo dall’altra parte, il sentiero è appena tracciato ma abbastanza comodo. Un tratto breve di discesa, da percorrere “con il piede sul pedale del freno” perché le irregolarità del terreno sono sempre in agguato. Vale comunque la pena di rallentare anche per guardarsi un po’ intorno e godere della vista di questi spazi verdi a perdita d’occhio. Per dirla all’inglese, sembra di essere “in the middle of nowhere”. Ma la solitudine, si sa, è la compagna ideale del podista...
 
 
Entriamo nel noccioleto e percorriamo un sentiero abbastanza agevole. Qui è bello correre anche d’estate, quando le piante sono verdi e rigogliose e riparano dal sole.
 
 
Gambe in spalla, ragazzi! Dobbiamo arrampicarci fin lassù… Una “salitella” di un centinaio di metri che nel tratto finale ci costringerà a rallentare fin quasi a metterci al passo!... Prendiamo una bella rincorsa, e… ANDIAMOOOOO !!!...
 
 
Abbiamo appena superato il km 5. Proseguiamo in mezzo ai noccioleti, e vengono ancora in mente versi divini:“…Interminati spazi… sovrumani silenzi, e profondissima quiete…”.  E già che ci siamo, aggiungiamo anche il finale, perché ci sta tutto:  “… Così tra questa immensità s'annega il pensier mio: e il naufragar m'è dolce in questo mare”!...
 
 
 
Ritroviamo la ferrovia, e la costeggiamo percorrendo un sentiero appena tracciato che corre lungo il confine del campo. Laggiù in fondo si intravede un passaggio a livello. Quando saremo lì, usciremo dal campo (superando un’altra sbarra), e riprenderemo la strada. Qui il leggero dislivello negativo invita ad allungare il passo, ma vale sempre la pena di rallentare ogni tanto, per alzare lo sguardo e dare un’occhiata al paesaggio circostante.
 
 
 
 
Di là dalla ferrovia, oltre i noccioleti a perdita d’occhio, si erge in tutta la sua maestà il Monte Fogliano, immerso in un gioco di luci ed ombre che fa risaltare ancora di più le molteplici tonalità del verde dei suoi boschi rigogliosi.
Tesori inestimabili che la natura ci regala, e che forse dovremmo imparare ad apprezzare e valorizzare come meritano…
 
 
 
Usciamo dal campo e riprendiamo la strada vera e propria, che da qui in poi non lasceremo più. In questo punto siamo esattamente a metà. Abbiamo percorso infatti 6 chilometri.
 
 
Ancora una salitella di circa 150 metri, dove mi attraversa la strada un gatto che, per niente spaventato dal mio incedere deciso, mi saluta facendo capriole… Ciao bel micione, mi dispiace, non ho tempo ora per le coccole. Vado di corsa!...
 
 
A sinistra si va per Vico Matrino, a destra si imbocca una strada denominata “Dei Tre Confini”, perché corre lungo il confine tra i Comuni di Vetralla, di Capranica e di Barbarano Romano, e che tra circa 3 km si ricongiungerà con la Via del Fosso Grande.
 
 
Abbiamo appena concluso il 7° km, e ci attende l’ultima fatica vera della giornata: una bella “arrampicata” - breve per fortuna, circa 150/200 metri, pendenza intorno al 15%  - da affrontare con calma, perché a questo punto potrebbe farsi sentire un po’ di fatica. Ma conosciamo il percorso, e sappiamo che una volta superato questo ultimo ostacolo, poi il resto sarà quasi una “passeggiata”. Allora forza e coraggio, si va su!
 
 
Eccoci qua, abbiamo “scollinato”! Abbiamo un po’ di fiatone, ma adesso ci attendono due chilometri belli piatti, fondo scorrevole e abbastanza uniforme, e ci possiamo sfogare facendo qualche bell’allungo…
 
 
Ma le occasioni per “distrarsi” sono sempre in agguato! Mentre ci apprestiamo in tutta scioltezza a concludere il km 7 e ci avviciniamo all’inizio del km 8, un fortissimo fruscio improvviso ci fa volgere lo sguardo in direzione di questo oliveto sulla nostra sinistra, appena in tempo per goderci lo spettacolo di centinaia di storni che si levano in volo, forse messi in allarme dal rumore dei nostri passi. Ancora la natura, che non finisce mai di sorprendere…
 
 
 
Ci avviciniamo a grandi passi al 9° km. Una breve discesa, seguita da una altrettanto breve salitella di una cinquantina di metri, ci porta fino a questo bivio. A sinistra imboccheremmo una lunga discesa che porta dopo circa 2,5 km sulla provinciale Cura-Blera. Prendendo a destra invece, torneremo verso Via del Fosso Grande, che  percorreremo in senso inverso in direzione di Cura.
Qui termina il fondo sterrato e si riprende la strada asfaltata, che resterà così per altri 3 km, cioè fino all’arrivo.
 
 
Ancora una breve discesa, che giunge piuttosto gradita a questo punto - perché di km ne abbiamo messi dentro già un bel po’, e le gambe ringraziano – e che ci porta di nuovo al limitare del bosco de Le Valli (quello che abbiamo attraversato prima e poi costeggiato all’andata, ricordate?). Quando rientreremo nel bosco saremo al km 10.
 
 
Dunque, rieccoci qua. Ricordate? E’ da qui che siamo venuti. Per andare abbiamo svoltato a sinistra. Adesso proseguiremo dritti, rientreremo nel bosco e ripercorreremo a ritroso i due chilometri che ancora ci separano dall’arrivo.
 
 
Siamo ormai all’11° km. Un cartello stradale ci informa che siamo di nuovo su Via del Fosso Grande. Laggiù in fondo, al termine di una breve salita, ritroveremo la fontanella (stavolta sulla nostra destra) che all’andata ci aveva indicato l’inizio del 2° km.
 
 
Un ultimo brevissimo strappo per percorrere la salitella che ci riporta al semaforo dell’incrocio con Via Corneto, e poi altri 400 metri circa di discesa e pianura per arrivare al termine della nostra “fatica”.
 
 
Arrivati!!!
Siamo di nuovo su Via delle Fortezze, abbiamo percorso esattamente 12 km.
Se volete fare un po’ di defaticamento, lì sulla sinistra c’è un bel viottolino di campagna che sembra fatto apposta…
 
 
Come ci si sente dopo una corsetta così? Bene, benissimo… Un po’ stanchi, forse (solo un po’), ma sicuramente rinfrancati, gratificati. E soprattutto, si avverte un senso di appagamento, di serenità, di tranquillità interiore che si può provare solo correndo in luoghi del genere e che ci accompagnerà per il resto della nostra giornata. 
Grazie per avermi seguito in questo “fartlek” virtuale.
Se vi è piaciuto, vi aspetto per correrlo insieme. Ma per davvero, stavolta!
A presto dunque, e buon running a tutti!
 
 
 
P.S: per la completezza del racconto, qui a seguire vi allego l’immagine satellitare, con l’indicazione del punto di partenza e di arrivo. Si possono notare distintamente i contorni del bosco de “Le Valli” (quello attraversato dal percorso che abbiamo effettuato), che si estende in alto a destra fino a congiungersi con il cosiddetto “Bosco dell’Impero” - che è poi una propaggine della ben più estesa macchia del Monte Fogliano.
Nell’angolo in alto a destra si può intravedere anche uno “spicchio” del Lago di Vico.
 
 
 
Questa è invece l’immagine della mappa dei luoghi di cui abbiamo parlato e che abbiamo attraversato nel nostro “fartlek”.
 
 
E infine, il profilo altimetrico del percorso. Noterete come sia estremamente “nervoso”.
I dislivelli non sono enormi, ma i tratti di pianura sono pochi e molto brevi.
Si possono individuare distintamente le principali “asperità” presenti lungo il percorso, che ho cercato di documentare anche attraverso le foto.